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Chiusura di stagione all’insegna della tradizione popolare siciliana e delle risate al Teatro L’Istrione di Catania che, lo scorso fine settimana, ha presentato il lavoro in tre atti scritto, diretto ed interpretato da Valerio Santi “‘U fujiri è virgogna ma è salvamentu ‘i vita” che ha concluso il cartellone “Aria nuova” della struttura di via Federico De Roberto 11.

Premettiamo che il lavoro in questione, nonostante i tre atti e le due ore e mezza di durata, risulta estremamente scorrevole grazie alla semplicità del testo, all’attenta regia dello stesso autore ed alla bravura dei 15 interpreti che, con musiche, canzoni ed il massiccio uso della lingua siciliana – con i suoi magici ed intramontabili vocaboli – divertono dall’inizio alla fine il pubblico.

Mirella Petralia, Federica Amore e Luca Micci – Ph. Giovanna Mangiù

In un colorato ed accogliente cortile di una Catania dei primi anni ’60 (scenografia di Valerio Santi) si susseguono storie, personaggi e situazioni esilaranti, scambi di battute esaltate ed impreziosite dal dialetto siciliano e che vedono protagonista don Tinu Ciaramella, alla prese con il vizio del gioco e con un debito da saldare con un personaggio di spicco. Don Tinu è sempre alle prese con un vicinato rissoso e sopra le righe, con un compare accomodante come il sarto don Puddu, la moglie, donna Saridda, fissata con i titoli di studio e la figlia Rosina, innamorata di un avvocato, Finu Lattuca, squattrinato e disoccupato. Approfittando del desiderio della figlia di prendere marito don Tinu studia così un piano che coinvolge i vari pretendenti e che finisce per innescare continui colpi di scena e risate a più non posso.

In questo meccanismo di risate e imprevisti si innescano poi la rissosa vicina donna Micia ed il figlio Jano pretendente di Rosina, la moglie di don Puddu, donna Nina, il cantante Arturo Caratozzulu, altro pretendente di Rosina, la cartomante donna Pippina, l’estroso dott. Masaracchio, il malavitoso di Randazzo, incaricato di riscuotere il debito di don Tinu, il rispettato don Silvestru Duppietta e due suonatori.

Aldo Mangiù e Cinzia Caminiti – Ph. Giovanna Mangiù

Si tratta di una commedia carica di comicità e con tutte le caratteristiche del teatro di tradizione popolare siciliano, scritta da Valerio Santi tra i sedici e i diciassette anni, tratta da una poesia composta precedentemente, “Lu sparraciniu ‘ntra cummari”, un lavoro che lo fece conoscere nel 2006 al pubblico della città come attore ed autore al Teatro Metropolitan di Catania.

Tutti estremamente esilaranti e ben disegnati sulla scena i vari personaggi e che entusiasmano, divertono all’inverosimile, il pubblico: dal travolgente don Tinu di Valerio Santi alla donna Saridda di una scoppiettante Mirella Petralia, dal simpaticissimo ed umano don Puddu di Salvo Scuderi alla pasticciona fattucchiera di Marina La Placa, dalla scatenata donna Micia di Cinzia Caminiti al comicissimo figlio “munnizzaru” di Pietro Barbagallo, dalla Rosina di Federica Amore alll’avvocato squattrinato di  Luca Micci, dal rigoroso don Silvestru di Aldo Mangiù al malandrino randazzese di Luciano Fioretto, senza dimenticare la donna Nina di Carmela Trovato, il cantante Arturu di Alessandro Caramma ed il medico pasticcione di Concetto Venti. Si aggiungono, infine, al divertente e divertito cast, i due validi musicisti Mimmo Aiola e Giorgio Maltese.

Saluto finale della compagnia – Foto Dino Stornello

Un finale di stagione quindi, con risate a non finire per il pubblico de “L’Istrione” che ha tributato all’intero cast ed all’autore lunghi e calorosi applausi. Intanto l’Istrione ha annunciato la prossima stagione, “Ore di vita”, con delle anticipazioni come “Il Misantropo e lo spazzacamino” di Eugène Labiche, “La camera affittata a tre” di Antonio Petito, “Curculio” di Plauto, “La Morsa” di Luigi Pirandello, “Lu mastru di li mastri” di Giuseppe Romualdi.

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