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La ragazza fragile è il titolo del nuovo avvincente libro di Marcella Strazzuso – genere “giallo, thriller e narrativa” -, pubblicato da ALGRA nella collana “SiciliaNiura”.

 

La storia. A Librino, quartiere alla periferia di Catania, viene ritrovato il cadavere di Katia Pavone, una studentessa liceale. A occuparsi del caso è l’ispettore Maria Rosaria Baiamonte. La poliziotta setaccia l’ambiente di provenienza della ragazza, interrogando familiari e amici, ed esamina il contesto scolastico, ascoltando i compagni e gli insegnanti. A rendere difficile l’indagine contribuisce l’assenza di tracce lasciate dall’assassino. Unici elementi degni di attenzione sono un fiore di buganvillea, una modesta quantità di sabbia e alcuni frammenti di vetro presenti sul corpo. Nel frattempo, nei boschi di Milo, due cercatori di funghi scoprono un altro morto…

L’autore. Marcella Strazzuso è nata a Catania. Si è laureata in Lettere e ha conseguito un dottorato di ricerca in Scienze letterarie e linguistiche. Insegna Italiano e Storia negli istituti tecnici. Ha pubblicato saggi di critica letteraria e si è occupata di letteratura siciliana dell’Ottocento e del Novecento. Ha curato l’edizione di alcune novelle veriste di autori minori (Novelle in margine, 1993; Anime deboli, 1997). Suoi racconti sono presenti in antologie. Con Schiavitù ha vinto l’edizione 2011 di “Racconti nella rete”.

Algra Editore

Passi dal libro

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Venerdì 18 ottobre

 

Una raffica di trilli inopportuni fece saltare giù dal letto Maria Rosaria Baiamonte, ispettore della Polizia di Stato in servizio presso la squadra mobile di Catania. Di scatto la ragazza afferrò la pistola che aveva dimenticato sul comodino e urlò:

«Se non vi consegnate subito, vi stendo!».

Poi, dal momento che il buio permaneva fitto e inanimato, accese la lampada da notte e scorse Isotta appiattita in un angolo della stanza con il terrore negli occhi e le zampe al muro.

La povera micia si era presa una bella paura. L’ispettore, dispiaciuta, si avvicinò per tranquillizzarla ma la gatta con un balzo scappò via miagolando. Era di lei, Maria Rosaria, che aveva paura. Da qual- che settimana la sua padrona aveva incubi frequenti e pronunciava frasi senza senso. La notte precedente l’aveva ferita con un: “Gatto dei miei stivali, attento o ti faccio fare la fine del topo!”.

Non sono cose che si dicono, soprattutto mentre si dorme e l’inconscio sale a galla.

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Sabato 19 ottobre

 

«Micia permalosa, vieni fuori!».

Maria Rosaria aveva afferrato Isotta per la coda e cercava di estrarla da sotto al letto dove era rintanata, ma la gatta non ne voleva sapere. Avevano liti- gato per colpa della vicina. Un aperitivo di qua una pizza di là, la sua padrona passava buona parte del tempo libero con Monica. Isotta era gelosa, non era abituata a condividerla con altri. In più odiava i cani e Fuffi, quello della dirimpettaia, era orribile almeno quanto il suo nome.

Del resto tutti i beagle sono odiosi, sembrano affettuosi e giocherelloni e invece sono testardi come muli. Cani da caccia travestiti da cani da compagnia. Quello stupido animale doveva averla scambiata per un coniglio, un riccio o magari uno scoiattolo. Ma lei era un gatto, che gli entrasse in testa, ed era stanca di essere puntata, inseguita, stanata.

«Allora io vado da Monica, vieni con me?» fece Maria Rosaria ignorando l’ostruzionismo.

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Mercoledì 6 novembre

 

A scuola la notizia del fermo di Faro e di Cambria si era diffusa rapidamente. Aveva strisciato tra i banchi e corso sui corridoi, si era appiccicata ai muri delle aule che avevano mille occhi e orecchie. Poi, trasportata da invisibili piccioni viaggiatori, aveva valicato il cancello d’ingresso e si era riversa nella città, amplificata dall’incessante tamtam dei post su Facebook, Instagram e Twitter.

Adesso nei locali del liceo scientifico regnava lo sconforto, e un parlottio feroce trasformava i fatti in leggenda anticipando le conclusioni della polizia. Stefano e Sofia erano già additati come gli assassini di Katia, i mostri dell’Edison.

Ausilia Riccobono, preoccupata per il buon nome della scuola, rimase per giorni chiusa nell’ufficio della presidenza e solo la fedele bidella fu autorizzata a entrare per rifornirla di acqua e di tranquillanti. La sua onorata scuola si era trasformata in un covo di delinquenti!

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