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Un lavoro più che mai attuale, bizzarro, tragicomico, andato in scena per la prima volta a Parigi nel 1962 ed oggi ritenuto una pietra miliare del Teatro del Novecento. Ci riferiamo a “Il Re muore” di Eugène Ionesco, pièce sulla condizione umana e ritenuta il manifesto del Teatro dell’Assurdo, che abbiamo rivisto e apprezzato al “Brancati” di Catania (dal 15 al 19 novembre), all’interno della stagione di prosa 2023/2024, con l’ultima ed acclamata regia del maestro Maurizio Scaparro, scomparso, ricordiamo, il 17 febbraio del 2023,  produzione Associazione culturale Laros, Il lavoro, oltre che dell’interpretazione nei panni del protagonista di Edoardo Siravo, si avvale della colonna sonora del premio Oscar Nicola Piovani, della scena  essenziale (un sontuoso trono al centro e due più piccoli ai lati) affidate ad Antonia Petrocelli, e dei costumi barocchi firmati da Santuzza Calì.

Edoardo Siravo

L’atto unico, di circa novanta minuti, presenta allo spettatore il regno di Bérenger, ormai alla deriva e quello che dovrebbe essere un re alla guida di un popolo è solo un uomo egocentrico ed in decadimento. Al centro della vicenda le due regine, l’istitutrice Marguerite e l’amorevole Marie, che dopo aver saputo dal medico che il re morirà, discutono su come informarlo. Bérenger apprende così la notizia, ma, nonostante il suo corpo manifesti forti segni di cedimento, non vuole accettare che la sua ora è vicina. Alla fine, però, tra il pignolo medico, la serva Juliette e la bizzarra guardia di corte, si rende conto di non aver più nessun potere, che il suo regno è allo sbando e quindi acconsente che venga celebrato il rito di preparazione alla sua morte.

Locandina Il Re muore

In scena, a vestire i panni di Re Berenger, un esemplare Edoardo Siravo affiancato da Isabel Russinova nel ruolo della implacabile Regina Marguerite e da Gabriella Casali che interpreta la comprensiva Regina Marie. Completano il cast Alessio Caruso nei panni dell’attento medico, Claudia Portale in quelli della serva borghese Juliette e Michele Ferlito in quelli della precisa ed ironica guardia.

La commedia tragicomica di Ionesco risulta ancor oggi uno spettacolo attualissimo, godibile e divertente, dai mille significati, dai toni grotteschi e che suscita spesso la risata del pubblico che, però, ha l’occasione per riflettere sulla drammaticità della condizione umana, sulla vita e sul nostro modo di stare al mondo.

La regia, fatta di ritmi incalzanti e dialoghi sferzanti, di Maurizio Scaparro confeziona un lavoro di grande vivacità, di metafora dell’esistenza umana e della fragilità del potere ed alla fine il pubblico apprezza convinto, ritrovando nel testo di Ionesco quella società di oggi in continuo disfacimento, che sembra voler andare, senza nemmeno ascoltare segnali o richiami, incontro ad un destino già segnato.

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