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Un felice incontro di generi letterari, un capriccio di sostituzioni grammaticali e lessicali, un gioco enigmistico esilarante, congegnato da tre superbi interpreti con una inesauribile padronanza linguistica. Ecco in sintesi lo spettacolo (ancora in scena fino al 5 maggio, ore 18.00, alla Sala Futura di Catania, nell’ambito della stagione di prosa dello “Stabile” etneo) “Esercizi di stile” di Raymond Queneau, nella versione italiana di Umberto Eco, regia di Emanuela Pistone, in scena Francesco Foti, la stessa Emanuela Pistone e Agostino Zumbo. Si tratta di un cofanetto dalle mille sorprese, raffinato e magicamente interpretato, in cui viene raccontato, in un solo di atto di sessanta minuti, un banale episodio per 40 volte con altrettante variazioni e vari titoli, un modo esilarante, intrigante, tra retorica e comicità, per svelare le infinite possibilità dell’uso consapevole del linguaggio.

I tre interpreti – Ph. Antonio Parrinello

Il testo “Esercizi di stile” arriva da lontano, infatti nel capitolo 33 del Primo Libro del De copia verborum et rerum (1512), Erasmo da Rotterdam prese due frasi molto semplici e ne offrì 150 variazioni dell’una e 200 dell’altra. Dopo alcuni secoli, nel 1947, Gallimard pubblicò in Francia per la prima volta gli Exercises di Raymond Queneau che si rifacevano alle variazioni di Erasmo. Si arriva poi al 1983 quando Einaudi decise di pubblicare la versione italiana curata di Umberto Eco, una vera e propria riscrittura.

Oggi a 40 anni dalla prima edizione italiana di Eco, lo “Stabile” di Catania ha riproposto questo testo attraverso uno spettacolo agile, delizioso e vera e propria sfida per qualunque attore e la stessa banale storiella viene riproposta in infinite varianti, ma da 99 si passa a 40, tra il divertimento ed il coinvolgimento del pubblico. Il nucleo narrativo della pièce e banale, semplice: c’è un uomo, su un autobus, irritato perchè un altro tizio lo spinge continuamente. Così, trovato un posto libero, lo occupa. Dopo qualche ora, l’uomo rivede il molesto tizio insieme ad un amico, che lo sollecita ad attaccare un bottone sul soprabito. Tutto molto banale, ma ecco che avviene la magia, pagina dopo pagina, nelle variazioni sul tema elaborate dall’autore Queneau.

Programma di sala

La regista Emanuela Pistone, brillantemente in scena con Agostino Zumbo e Francesco Foti, ha dato alla pièce il taglio del gioco, trasformando la fantasiosa rappresentazione in una sorta di esibizione leggera, enigmistica della parola. I tre camaleontici attori, dopo una proiezione animata che introduce lo spettacolo, con i bianchi e stilizzati costumi di Riccardo Cappello, con le luci e l’animazione di Gaetano La Mela, si muovono in una scena luminosa – una pagina bianca – accompagnati da delle lettere che cambiano spesso posizione, rotolano, si capovolgono, diventano sedie o sgabelli, seguendo il caleidoscopico incedere della scrittura di Queneau/Eco e le precise direttive della regista e interprete Pistone.

Il lavoro, che si avvale della consulenza di Francesco Scimemi, Andrea Taddei e Michele Truglio, a metà tra circo e Varietà, offre allo spettatore numeri diversi tra loro, pezzi comici, canzoni, danze, qualche magia, senza alcun filo conduttore. Ed anche il pubblico, attento e divertito, non si sottrae al divertissement e viene coinvolto dagli interpreti a giocare con loro e con le parole.

Spettacolo davvero coinvolgente, che impegna ma che diverte tanto i tre convincenti interpreti, Francesco Foti, Emanuela Pistone e Agostino Zumbo che mettono in campo tutta la loro professionalità, esperienza e arte affabulatoria per incuriosire, sorprendere e soprattutto divertire il pubblico in sala che, durante ed alla fine, tributa i meritati e  calorosi applausi al riuscitissimo lavoro.

Applausi e ringraziamenti finali

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