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E’ davvero un atto unico potente ed illuminante, la pièce, “Sulla morte senza esagerare” di Riccardo Pippa, andato in scena, dal 9 all’11 maggio, al Piccolo Teatro della Città di Catania, prodotto dal Teatro dei Gordi/Teatro Franco Parenti.

Lo spettacolo – vincitore, tra gli altri, del premio Scintille 2015  – scaturisce dai versi della poetessa polacca Wisława Szymborska, premio Nobel per la letteratura nel 1996 e la Compagnia Teatro dei Gordi (Premio Hystrio-Iceberg 2019, Premio ANCT 2020 – Premio Nazionale della Critica Teatrale) affronta senza l’uso della parola, con l’utilizzo dei corpi e delle curatissime maschere di Irene Ariemme, che cura anche le scene e i costumi, il tema della morte attraverso una rappresentazione raffinata, semplice e delicata, sospesa tra la vita e la chiusura del suo sipario.

Le maschere di Irene Ariemme

Nello svolgersi grottesco dello spettacolo, in meno di sessanta minuti, gli interpreti (Giovanni Longhin, Andrea Panigatti, Sandro Pivotti e Matteo Vitanza) con le loro maschere, ispirate alle opere del pittore tedesco Otto Dix, sono abilissimi, delicati, coinvolgenti nell’usare il loro corpo con una scelta dei tempi davvero straordinaria, tanto da incantare lo spettatore.

Il pubblico in sala assiste, quindi, ad una passerella che conduce da una quinta all’altra, una sorta di percorso di “passaggio” che separa la vita e ciò che ci aspetta oltre la soglia di questo mondo. E la Morte, o la fine, arriva ed è inaspettata, rifiutata o accettata come serena separazione dal corpo piegato dal peso degli anni di una vita vissuta a pieno o con frustrazione o fallimento.

Quella che il Teatro dei Gordi ci presenta è una morte “umana”, tutt’altro che spietata mietitrice e non sempre infallibile nel suo particolare compito, tanto da suscitare simpatia e comprensione. In scena, annoiata, svogliata, attende seduta su una panchina, sotto un lampione, nel luogo di passaggio, che le anime si arrendano da sé e le accompagna attraverso la soglia, senza mai forzare la mano. Quando arrivano le anime, la morte indossa un cappuccio che le copre parte del teschio, poi si alza, suona la campana e le anime vanno verso di lei per entrare, finalmente, nell’Aldilà.

I quattro protagonisti in scena

All’inevitabile appuntamento si presentano diversi rappresentanti di un variegato campione d’umanità: un suicida recidivo, un giovane vittima di un incidente stradale, due anziani coniugi, una prostituta allo sbando, un soldato, una donna incinta che rischia di perdere il figlio. E quando arriva il momento dal viso cala la maschera, segno che bisogna abbandonare il corpo e passare oltre, verso una misteriosa e sconosciuta dimensione. Capita anche che qualcuno non è convinto di voler passare a miglior vita e guarda quindi la morte incredulo ed indeciso come un anziano con il cappio al collo, più volte suicida, che torna indietro continuando a vivere per qualche anno ancora. E allora la morte, rassegnata, prende dalla tasca il suo sigaro e cerca di fumare da un lobo oculare senza occhio, ma l’accendino non funziona. Oltre alle varie anime in procinto di passare oltre, nella pièce si fa largo anche un anomalo e divertente angelo custode con tanto di ali, matita, block notes e giubbotto catarifrangente che oltre che indirizzare qualche anima a ritmo di bossa nova, controlla, come una sorta di revisore, l’operato e l’abbigliamento della morte ricordandole che anche lei dovrà dare conto e dovrà essere rimpiazzata presto da una morte più giovane.

Una messinscena ottimamente orchestrata da Riccardo Pippa, con invenzioni sceniche misurate, curate nei minimi dettagli e ben assistite dagli inserti sonori e illuminotecnici. Tutti affiatati e coordinati gli interpreti, abili con le loro maschere e con un buon ritmo, a trasformare in linguaggio i movimenti del corpo, dando vita ad uno spettacolo singolare e di grande impatto, che disquisisce – con leggerezza ed intelligenza – di un tema delicato, ma lo fa, appunto, – come recita il titolo – senza esagerare- regalando al pubblico in sala poesia, emozioni, profondità e riflessioni e ricevendo, alla fine, convinti e calorosi applausi.

Non c’è vita che almeno per un attimo
non sia stata immortale.

La morte
è sempre in ritardo di quell’attimo.

Invano scuote la maniglia
d’una porta invisibile.
A nessuno può sottrarre
il tempo raggiunto”.

(Wisława Szymborska)

Lo spettacolo – Scheda

Sulla morte senza esagerare 

Ideazione e regia di Riccardo Pippa

con Giovanni Longhin, Andrea Panigatti, Sandro Pivotti, Matteo Vitanza

Scene, maschere e costumi di Irene Ariemme

Disegno luci Giuliano Bottacin

Cura del suono Luca De Marinis

Produzione Teatro Franco Parenti / Teatro dei Gordi

Stagione Piccolo Teatro della Città- Catania – 9-10-11 maggio 2024

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