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A conclusione della stagione “Reazioni” il Teatro del Canovaccio di Catania, nell’accogliente sala di via Gulli 12, ha ospitato lo scorso 30 e 31 maggio e 1 e 2 giugno, l’atto unico “Un’altra Salomè” liberamente tratto dalla “Salomè” di Oscar Wilde, scritta in francese a Parigi, nel 1891, per Sarah Bernhardt ed oggi adattata con toni grotteschi, ambigui ed a tratti deliranti, dal regista Saro Minardi.

La pièce, che ricordiamo nell’originale versione di Oscar Wilde venne proibita a Londra dal Lord Ciambellano a causa del divieto di trasporre in teatro personaggi biblici, prodotta da Madè, nell’odierna e surreale edizione di Saro Minardi, si avvicina di più ai nostri caotici e complicati giorni e comunque è sempre dominata da una luna cangiante, muta e osservatrice dei misfatti dell’essere umano. Seguendo il ragionamento della dura denuncia dello stato comatoso dei rapporti e della natura degli esseri umani nell’adattamento di Saro Minardi e nella sua “Salomè” prevale ancor di più, si amplifica, il desiderio, la superficialità, l’attaccamento al potere, la corruzione, il sesso sfrenato, la violenza fisica e verbale dei protagonisti centrali e che sfocia alla fine in un atto- ahimè -oggi molto in voga, un vile e rabbioso femminicidio.

Lo spettacolo

La storia a cui il pubblico assiste è nota a tutti, ma ancora più lacerante di quella narrata nel dramma di Oscar Wilde in quanto l’adattamento e la regia di Saro Minardi, virando sul grottesco, preme sull’acceleratore dei toni del linguaggio, dei gesti, amplificando la corruzione del potere, la superficialità e la continua disgregazione dei sentimenti in una spirale di sesso, ipocrisia ed annientamento dei valori in nome di un vuoto dominio del potere. In scena l’animo violento, rancoroso e psicologicamente labile dei protagonisti del dramma, ovvero il tetrarca Erode, ambiguo, malinconico ed assatanato, la malefica, perfida e gelosa Erodiade e la principessa Salomè, capricciosa, scurrile e vendicativa.

Un ruolo centrale spetta poi a Iokaanan (Giovanni Battista), portatore di una profezia di distruzione contro Erode, Erodiade ed il loro regno caratterizzato da rapporti insani, incestuosi, ambigui. Il profeta rinchiuso nelle carceri del palazzo di Erode, lancia le sue profezie ma la principessa Salomè se ne innamora follemente, lo desidera, ma viene rifiutata in quanto lei è in preda alla lussuria come la madre e tutta la dinastia. E nel corso del peccaminoso ballo con Erode Salomè, con le sue arti da seduttrice, chiede ed ottiene per rabbia e per amore rifiutato, spronata anche dalla matrigna Erodiade, la testa del profeta servita su un vassoio d’argento e poi, tra la disperazione del tetrarca, la stessa Salomè, con perversa libidine, bacia la bocca del decapitato. Nell’adattamento grottesco, a tratti gridato ed eccessivamente graffiante e violento di Saro Minardi, il finale si colora con i drammi di oggi. Una luna rossastra assiste all’ennesima tragedia con Erodiade che uccide l’amata Salomè, difendendo il suo orgoglio di tetrarca ed il proprio vuoto potere, il tutto accompagnato dal noto brano del 1978 “Wuthering Heights” (Cime tempestose) della cantante britannica Kate Bush. “C’era un sapore agre sulle tue labbra. Era il sapore del sangue? Ma forse era il sapore dell’amore. Si dice che l’amore abbia quel sapore…”. …Queste le ultime parole di Salomè prima che il sipario cali sul dramma finale.

Egle Doria – Foto Dino Stornello

La scenografia, curata da Vincenzo La Mendola, divide lo spazio scenico in due parti con una leggera velatura, regalando al pubblico momenti diversi, animati da video proiezioni, da tagli di luce e con il viso e la voce del profeta che è quella del regista Saro Minardi. Audio e video sono curati da Massimo Corsaro, mentre a supporto della regia Gabriella Caltabiano.

Azzeccato il titolo del lavoro, “Un’altra Salomè”, firmato da Saro Minardi, con una messa in scena dai toni volutamente ambigui, oscuri e con un linguaggio e degli atteggiamenti oltremodo licenziosi, scurrili e che accostano la nota vicenda del drammaturgo irlandese ai fatti dei nostri giorni, alla volgarità, ai perversi e crudi giochi e comportamenti del potere. Ricordiamo che nel 2002, a Catania, nella prima stagione di prosa del Teatro del Canovaccio,  è stata rappresentata una edizione di “Salomè” più vicina e fedele al dramma di Oscar Wilde, con l’adattamento di Eliana Esposito e con la regia di Salvo Musumeci.

Cast assortito e che ben asseconda le visioni, i paradossi e le direttive del regista: Egle Doria da il volto, il corpo e la voce, con potenza voluttuosa e peccatrice, alla annoiata e capricciosa principessa-Lolita Salomè, Francesco Bernava è un multiforme e malinconico tetrarca Erode, spaventato dalle parole del profeta ed in cerca di imporre il proprio piacere ed il proprio potere, mentre Luana Toscano ben rappresenta la perfida e rancorosa matrigna Erodiade e Giorgia Boscarino è l’accondiscendente e succube servo e soldato segretamente innamorato di Salomè.

Ringraziamenti finali con il regista Saro Minardi – Foto Dino Stornello

Lavoro sfaccettato, a tratti scabroso, ricco di simboli, di accostamenti alla realtà attuale e che vede gli interpreti in alcuni casi disegnare oltre le righe i loro personaggi, raccogliendo alla fine gli applausi del pubblico presente, ma anche qualche dubbio, qualche remora, sulla messinscena e sulla scelta azzardata del linguaggio e dei movimenti.

Lo spettacolo

Un’altra Salomè

(Adattamento di Saro Minardi, liberamente tratto da Oscar Wilde)

con Egle Doria, Francesco Bernava, Luana Toscano e Giorgia Boscarino,

Regia Saro Minardi
Scene Vincenzo La Mendola
Audio e video Massimo Corsaro 
Aiuto regia Gabriella Caltabiano
Sartoria Grazia Cassetti
Coordinamento Filippo Trepepi
Produzione Madè
Stagione Reazioni – Teatro del Canovaccio Catania – 30 e 31 maggio – 1 e 2 giugno 2024

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