Dolce, salato, inebriato

Secondo la ricerca internazionale Food Travel Monitor di WTFA – 1 turista su 2 sceglie la meta per le vacanze in base a motivazioni enogastronomiche. E a fare la differenza anche quest’anno sarà la tipologia di pietanze e i cibi che è possibile assaporare in un determinato luogo.

Ma quali sono i Paesi dove varrebbe la pena trascorrere le vacanze perché in grado di offrire cibo “veramente buono” anche in termini di sostenibilità?

 La Fondazione Barilla Center for Food & Nutrition ha riletto il Food Sustainability Index per identificare i 5 Paesi che, attraverso delle practice virtuose nel campo della produzione del cibo, stanno contribuendo a cambiare in positivo i sistemi alimentari.

 In particolare, l’Italia è nella “top five” grazie alle ridotte emissioni di CO2 legate all’agricoltura. Con un punteggio pari a 95,96 (in una scala da 1 a 100) l’Italia si classifica al primo posto, tra i Paesi europei, per minori emissioni di CO2 equivalente in agricoltura. Un risultato molto incoraggiante se si considera che nel mondo le emissioni in questo settore sono aumentate del 20% dal 1990 ad oggi (e raddoppiate dal 1960) e che attualmente rappresentano il 24% dei gas serra totali. In un mondo in cui si stima che entro il 2050 la produzione agricola possa aumentare del +70% diventa allora fondamentale lavorare per impattare di meno sull’ambiente. In questo senso, in Italia è stato fatto un primo passo in avanti. L’uso di energie rinnovabili ha portato a una riduzione di circa il 34% delle emissioni di CO2, un valore che ha tutte le potenzialità per poter crescere ulteriormente.

 In classifica anche: la Francia (solo il 2,31% del cibo prodotto si perde all’interno della filiera), l’Australia (il 99,34% di tutto il cobo prodotto è riciclato e riutilizzato in altri settori), la Germania (6,27% dei terreni coltivabili è adibito all’agricoltura biologica) e Brasile (1 agricoltore su 3 ha meno di 24 anni).

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