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C’è un po’ di comprensibile brusio a seguito dell’eliminazione del riferimento all’anno 1946 dal logo del nuovo Catania. A parer mio l’unica giustificazione a tali brusii può essere giustificata dal fatto che, prima di tale eliminazione, la scritta fosse stata apposta (senza alcuna giustificazione né giuridica né storica).

Fermo restando che l’aspetto giuridico è del tutto evidente, non mi risultava particolarmente comprensibile la riconduzione proprio alla rifondazione post bellica del 1946. Se una ricollocazione storica si fosse voluta adottare, sarebbe stata più consona quella alla nascita del calcio nella città di Catania. Il nostro non è il primo esempio di traumatica “soluzione giuridica” della titolarità societaria; nobili esempi precedenti esistono in tutt’Italia, da Nord a Sud, isole comprese.

Né il logo è rimasto immutato nei decenni e premetto che quello creato dallo studio di design megagalattico non mi fa impazzire. Mi è sempre di più interessata la questione cromatica; dell’azzurro, in particolare, che spesso mi è sembrato essere stato soppiantato da uno scolorito celeste.

Che gli australiani non siano venuti per “amor di patria” sconvolge meno del fatto che non si sia usato questo valore (l’amor di patria) da parte di entità del luogo che non hanno fiutato l’affare. Ma Catania nell’arte del masochismo è esemplare.

Dunque, chi vuole assistere alle vicende di una squadra che porta il nome della città, non mi pare che abbia tante scelte. A meno di volere scegliere qualche formazione attualmente dilettantistica o abbandonare il calcio e compiacersi di squadre che eccellono in altre discipline. Ma l’abbandono non è obbligatorio, si possono gratificare del meritato tifo le campionesse della pallanuoto (Orizzonte) e i “neopromossi” nella massima serie della pallavolo della Saturnia (che catanese del tutto non è) insieme al Catania calcio. Senza esaltarsi o lasciarsi strumentalizzare.

Salvo Nicotra

Salvo Nicotra si è occupato di così tante cose da sentirsi – talora – come uno che non ha concluso niente (lo diceva anche Luigi Tenco ma lui era un grande!)… Laurea in Lettere all’Università di Torino con tesi in Storia del Teatro (più precisamente, sull’attualità dell’Opera dei Pupi; Antonio Attisani, relatore; Alfonso Cipolla, correlatore), regista teatrale, uomo di cultura e di sport, ha collaborato sin dalla (lontana) giovinezza e collabora – nella “maggiore età” – con varie testate giornalistiche; nella “precedente vita” è stato lavoratore pubblico e dirigente sindacale.

 

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