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Il Centro culturale e teatrale Magma, diretto da Salvo Nicotra, in occasione dell’anniversario della strage di via D’Amelio, lo scorso 19 e 20 luglio, ha presentato al Giardino di Scidà, in via Randazzo 27, a Catania, i tre atti unici di Antono Caruso, sotto forma di lettura, “La Motivazione”, “Antimafia? Sì grazie, due zollette” e “Lontano le urla”. Le due serate hanno convolto e fatto riflettere il pubblico presente grazie alla profondità e l’attualità dei testi ed anche per l’interpretazione dello stesso autore Antonio Caruso, accompagnato da Donatella Marù, Marinella Spartà e Pietro Barbagallo (nella foto in alto). L’iniziativa, con il coordinamento registico di Antonio Caruso e con le musiche di Erik Satie, ha visto la collaborazione delle associazioni “Terre forti” e “Darshan”.

Il reading, presentato in un luogo simbolo come il “Giardino di Scidà” (bene confiscato alla mafia e divenuto casa-memoria della lotta alla mafia) ed intitolato al giudice Gianbattista Scidà, storico presidente del Tribunale dei minori di Catania, si è aperto con il testo ”La Motivazione” che ha debuttato trent’anni fa e scritto come provocazione in seguito agli omicidi di mafia dei giudici Falcone e Borsellino ed è stato rappresentato in diverse scuole siciliane, in occasione di incontri tra magistrati e studenti. Protagonisti dell’atto unico Antonio Caruso e Pietro Barbagallo: negli ultimi atti di un processo, l’imputato prende la parola per esporre la sua motivazione dell’essere mafioso. Un magistrato idealista tenterà di contrapporsi all’imputato, tra scontri verbali e ricordi della propria vita privata, ed alla fine i due antagonisti lasceranno alla giuria il compito di emettere una sentenza che non verrà mai emessa. I giurati infatti abbandoneranno l’aula senza emettere sentenza ed il magistrato uscirà di scena abbandonando la toga, come a voler sottolineare platealmente la sconfitta della società civile.

Antonio Caruso e Pietro Barbagallo

Nel secondo atto unico, “Antimafia? Sì grazie, due zollette”, provocatorio e ironico, protagonisti Donatella Marù, Marinella Spartà e Pietro Barbagallo, il pubblico si trasferisce in un salotto borghese delle signore piccolo borghesi di un’associazione piccolo borghese dove si dovrà esaminare una nuova potenziale seguace. Alla fine la signora verrà ammessa in una delle tante associazioni che si occupano di antimafia da salotto, cioè che si occupa solo di aspetti inutili e superflui.

In chiusura il terzo atto unico, “Lontano le urla”, un monologo amaro dove il protagonista, Antonio Caruso, è un personaggio deluso, distante, che ne ha per tutti, che non riesce più a credere negli uomini. Descrive i fatti degli ultimi tempi, senza speranza, senza possibilità, è deluso e chiuderà dichiarando di voler abbandonare tutti al proprio destino, per rimanere solamenteun muto e impassibile osservatore. E alla fine svelerà la propria identità: La Giustizia”.

Le due serate di impegno civile, hanno anche visto la presenza e l’intervento di Matteo Iannitti dei “Siciliani giovani” e presidente Arci Catania ed alla fine il pubblico presente, nonostante la sofferenza per la forte calura, ha applaudito con convinzione i protagonisti dell’iniziativa, il Centro Magma di Catania e gli interpreti Antonio Caruso, Donatella Marù, Marinella Spartà e Pietro Barbagallo.

L’autore Antonio Caruso

“Il testo ”La Motivazione” ha debuttato trent’anni fa,ha spiegato al pubblico Antonio Caruso –  con un senso di delusione mista a rabbia, con la voglia di incidere nel tessuto sociale e l’obiettivo di rendere la provocazione uno strumento per far emergere le domande necessarie per la società civile. Oggi, trascorsi trenta anni la sgradevole sensazione è che non sia cambiato molto, forse, sono cambiati i modi in cui la mafia opera, non la sostanza. E proprio il fatto di aver cambiato il modus operandi, rende la mafia più pericolosa, perché meno plateale ma più connessa, più collegata ai sistemi del potere. Sinceramente avrei preferito non doverli rimettere in scena, pensando che quei testi, in fondo, raccontavano un mondo oggi non più attuale. Invece, con le dovute differenze e con tutti gli anacronismi, dopo 30 anni siamo ancora qui, pronti a provocare il pubblico per stimolare quelle domande a cui 30 anni fa forse non si è riusciti a dare risposte esaustive”.

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