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“Alcune date s’imprimono nella memoria come tatuaggi” la frase d’apertura del romanzo “La guerra di Olga” di Mavie Carolina Parisi, per la collana “Le dalie nere” Ianieri Edizioni, sintetizza in modo indelebile ed estremamente efficace il periodo di vita che ognuno ricorderà per sempre.

La storia dell’umanità riporta infinite serie di date che celebrano i momenti positivi ma, purtroppo, anche quelli negativi, come le tragedie narrate dai conflitti bellici di ogni tempo e dalle persone costrette a dover vivere, loro malgrado le paure, le angosce, i tormenti, le violenze che sempre hanno accompagnato gli anni più bui della vita terrestre.

La quinta pubblicazione della scrittrice siciliana Mavie Carolina Parisi ripropone con una tempistica di estrema attualità, a testimonianza del ripetersi folle della storia, incapace di apprendere dai propri errori, il tema del genocidio di cui furono responsabili le autorità della Germania nazista e i loro alleati, sterminando tutte le categorie ritenute “indesiderabili” o “inferiori” per motivi politici o razziali, religiosi, etnici, omosessuali e persone con disabilità mentali o fisiche.

La trama

Nel 1932 una ragazza romana, Olga Alberghera di Valcastello, conosce Dieter von Beurst, un affascinante tedesco. Complice l’aria vacanziera di Capri, dove trascorrono una parte della loro estate, i due si innamorano. L’anno successivo si sposano e la giovane italiana si trasferisce a Berlino. Lì apprende che suo marito e suo suocero hanno aderito al Partito nazionalsocialista, il cui leader, Adolf Hitler, è appena diventato cancelliere del Reich. La vita di Olga in Germania procede senza scossoni e anche con una grande gioia: la nascita di Anna, la sua prima figlia. Ma a un certo punto alcuni episodi cominciano a renderla inquieta, come il trattamento riservato alla figlia disabile della governante di casa. E quando tra i nazisti si parla già di eugenetica, di igiene razziale, un evento lieto nell’esistenza di Olga si trasforma in un incubo.

Una trama che coinvolge sin dalle prime righe il lettore catapultandolo nelle atmosfere dell’epoca attratto dal racconto di una donna ricca di fascino e determinata nelle sue scelte ma anche “ingenua” nel fidarsi del sentimento verso un uomo che nasconde una doppia personalità.

La presentazione della nuova pubblicazione “La guerra di Olga”, ha offerto l’occasione per conoscere “più da vicino” l’autrice.

Come nasce e da dove prende ispirazione il suo romanzo “La guerra di Olga”?

Non sempre è facile rispondere a questa domanda, ma stavolta lo è perché ricordo esattamente il momento in cui l’idea ha preso corpo. Certo sul momento più che un’idea era una suggestione, un pensiero fuggevole che poi ho ruminato per parecchi mesi prima che diventasse un progetto.

Le racconto: mi trovavo alla Feltrinelli di Bologna. Non ho bisogno di un pretesto per perdermi tra gli scaffali di una libreria ma quel giorno, oltretutto piovoso, dovevo pure aspettare che mio figlio uscisse dall’università.

Dalla narrativa passai alla storia e fui attirata da un libro dal titolo Medici Nazisti di Lifton, autore che sconoscevo.

Comprai il libro e durante il viaggio di ritorno in treno che un paio di giorni dopo mi riportò in Sicilia lo lessi.

Compresi allora che al di là delle atrocità ormai ben note e dei tristemente famosi soggetti tipo Mengele, i medici nazisti avevano avuto un grosso ruolo in parecchi aspetti della sinistra politica nazista.

Mi appassionai all’argomento e decisi di raccontarlo a modo mio.

Un periodo legato ad uno dei momenti più drammatici vissuti dall’umanità, la storia non deve dimenticare le atrocità naziste. Quando è iniziato il suo interesse per questo argomento, quali le fonti?

Credo che le vicende legate alla seconda guerra mondiale e in special modo alla Germania nazista siano argomento che interessa o quantomeno incuriosisce parecchie persone. Forse perché è qualcosa del nostro recente passato dal quale cerchiamo di discostarci inorriditi come a dire che non sarà più possibile una simile barbarie. Purtroppo nel momento in cui le rispondo non sono più così sicura dell’ultima affermazione, visti i recenti accadimenti.

La figura femminile della protagonista del suo romanzo racconta uno spaccato di vita vissuta tra benessere e ricchezza in un mondo circondato da miseria e malvagità, qual era il ruolo della donna in quegli anni?

Ho voluto ambientare la storia in una società dorata perché desideravo che le azioni della mia protagonista non fossero influenzate da preoccupazioni di carattere economico. Il denaro o l’assenza di esso sono fattori molto condizionanti e io volevo emergessero altri tipi di spinte.

Il ruolo della donna  in quel periodo spero si evinca bene dal romanzo. Un ruolo da custode del focolare non avvezzo  e non adatto a compiere scelte politiche. Spero anche di avere dato a qualcuna delle mie donne una via di fuga.

 

La sua pubblicazione risulta di estrema attualità, o forse nulla o poco è ancora cambiato? Lo scrittore israeliano Amos Oz ha scritto: “Chi non sa distinguere tra i gradi di malvagità è destinato a diventare schiavo del male”.

Perché l’umanità continua a dover fare i conti con la realtà raccontata dal suo libro?

Questa si che è una domanda a cui è difficile rispondere.  Assenza di lungimiranza, orgoglio personale o di patria, miopia sociopolitica o tutti questi fattori insieme fanno si che cambino i luoghi e i tempi ma non i modi.

Per farle un esempio, la recente strage in Israele cui è seguita una reazione altrettanto sanguinosa che sta infiammando tutto il Medioriente e non solo. Non crede che il tipo di risposta che ha avuto Israele stia facendo il gioco di Hamas?  Non crede lei che una risposta di altra levatura e altra umanità avrebbe portato benefici immensi? Io sì.

La funzione della scrittura nel nostro presente “social” come riesce a sopravvivere?

Non credo che la scrittura abbia una funzione diversa oggi da quella degli anni e dei decenni passati. Pensi alla musica. E’ cambiato solo il modo di ascoltarla, non la musica in sé.

 

L’autrice Mavie Carolina Parisi

Laureata in Scienze, insegna matematica e scienze nelle scuole secondarie di primo grado.

Tra il 2009 e il 2019 ha pubblicato quattro romanzi, tre dei quali con Giulio Perrone Editore, ottenendo piazzamenti ai premi Nabokov, Kafka e Antonio Aniante e vincendo il premio di Calabria e Basilicata. Nel 2016 con la raccolta di racconti I caratteri dell’alfabeto per Algra Editore ha ricevuto una menzione al Premio Città di Cattolica.

Nel 2017 ha tenuto un corso di scrittura creativa presso la scuola di lingua italiana del Mills College di San Francisco.

 

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